Tre lucine

RIFLESSIONI

Domenica 18 dicembre - VI di Avvento (A)


“Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte. Il primo per vederti il viso. Il secondo per vederti gli occhi. L’ultimo per vedere la tua bocca. E il buio per ricordarmi questo mentre ti abbraccio”. Jacques Prevert descrive così l’amore: un “venire alla luce”.
Il conoscere (anche Dio) ha 3 livelli, come i fiammiferi: sei attirato (viso), ti incontri (occhi), entri in dialogo (bocca). Se scopri che l’altro è il pezzo di puzzle che ti completa, ti si illumina il viso, ti brillano gli occhi, ti luccicano le labbra. 
La stella sull’albero di Natale ci riporta alla creazione. L’uomo aveva visto chiudersi il cielo dopo la scelta libera di ritenersi padrone della vita. E si era trovato nudo, disorientato, impaurito. La stella mostra il cielo riaperto e da lì la luce riavvolge tutto. 
Dio “viene ALLA luce” per riaccendere la nostra vita. Non usa effetti speciali, ma scintille d’amore che incantano. 
È ciò che la natura ci sta facendo vivere: le giornate “più corte”, le ore di buio prevalgono. Eppure è il momento in cui il sole è più vicino e appare nel punto più basso dell’orizzonte: sembra adagiato in una culla. 
Lì si ferma (infatti si dice sol-stitium: lo stare del sole); poi ri-nasce, ri-sorge, ri-comincia la salita: “viene LA luce”. 
Gli antichi romani festeggiavano il Dio Sole mai-battuto. I primi cristiani in questa data celebravano il Natale: non sapendo il “quando”, ne dicevano il senso. 
Quel “sole che nasce” andrà crescendo fino all’equinozio di primavera, in cui la notte viene vinta e le ore del giorno sono di più del buio. Sarà la data di Pasqua. 
La tradizione della messa di mezzanotte a Natale non è per ricordare l’orario della nascita di Gesù, ma per collegare questa alla Veglia Pasquale dove la luce del cero vince il buio annunciando la risurrezione. 
È un “venire alla luce” che ci rende “luci” dentro la notte dell’esistenza, che è la notte del limite. Il nero che inghiotte si chiama solitudine, malattia, dolore, separazione, addio, vecchiaia, limite, lacrima, sofferenza, crisi, frustrazione, ira, angoscia, fallimento, delusione, paura. 
Natale non è una data, ma sei tu se “vieni alla luce”, se decidi di far vincere la luce nelle parole, nei gesti, nei modi quella luce che, come stella dentro di te, ti illumina il viso, ti fa brillare gli occhi e fa luccicare le labbra con sorrisi; ma soprattutto ti fa guardare in modo diverso il viso di chi ti ama, gli occhi di chi ti apprezza, le labbra di chi ti consiglia, e le braccia ti chi ti protegge. Anche tra le ombre. 

 

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